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Now playing: Broken glass - Lorde
Ciao giovane padawan,
potente scorre la Forza in te?
Questo è quel momento dell’anno in cui stiamo tutti/e stanchi/e ma dobbiamo tenere botta. Lo sappiamo, dobbiamo stingere i denti. E tuttavia sappiamo anche che è quasi finito questo infinito anno lavorativo, ci manca quell’ultimo miglio, vediamo il traguardo, è lì, ci sembra quasi di poterlo toccare. Però questo caldo insopportabile, quella stanchezza accumulata, quella voglia di andare al mare, di tuffarsi, di mangiarsi uno spaghetto alle vongole, di dormire con quella brezza che quasi quasi mi copro con il lenzuolo, ma chi ce la fa a lavorare ancora?
Eppure, giovane padawan, c’è sempre uno scarto tra ciò che si vuole e ciò che si può, e tu devi essere bravo/a a destreggiarti in quell’interstizio.
Non mollare, non è il momento, però puoi ingannare la tua mente.
Fai un aperitivo, anzi, fanne uno a sera, fai una passeggiata dopo il tramonto, lo so, fa tanto caldo, ma ti aiuterà a rilassarti. Mangiati un enorme gelato appena puoi, prenditi un venerdì di ferie e corri in spiaggia, guardati un film con un ventilatore sparato in faccia.
Di sera spegni la luce e apri le finestre, poi ascolta la suite di Atom Heart Mother a tutto volume, con gli occhi chiusi.
Questo è un momento dell’anno in cui ti devi volere bene, giovane padawan, in cui devi fare uno sforzo in più per tenerti insieme, per evitare che le varie parti di te se ne vadano ognuna per la sua strada, cosa resterebbe di te?
E se hai bisogno di una mano, di una parola, di un consiglio, di un conforto, conta su di me.
Per i soldi no, per quelli chiedi a qualcun altro, per il resto ci sono!
A proposito di vil danaro, la newsletter di oggi racconta di una storiaccia emersa con un atto di coraggio e di uno spot inopportuno. Sei curioso/a? Buona lettura!
20.000€ per un autografo? - La Scuola Holden è, credo, la più famosa scuola di scrittura creativa italiana, fondata, tra gli altri, da Alessandro Baricco nel purtroppo lontano 1994, acquisita totalmente dalla Fondazione Feltrinelli nel 2024.
Il 16 giugno scorso, una ex alunna, dietro lo pseudonimo di Kants Exhibition, pubblica sui suoi canali social e sulla sua newsletter il resoconto della sua esperienza alla Scuola Holden di Torino, da lei frequentata dal 2018 al 2021.
Lo so che sembra l’inizio di una puntata di Indagini di Stefano Nazzi o, per i più attempati, di Blu Notte di Lucarelli, ma non è esattamente di un giallo che sto per parlarti, per quanto sia una storia con chiaroscuri e zone d’ombra.
Kants Exhibition nel resoconto parla della sua esperienza, che definire “non proprio positiva” è un eufemismo, alla Scuola Holden. Racconta con precisione di un ambiente ipercompetitivo, dell’assenza di criteri di valutazione chiari, della mancanza di empatia per alcune difficoltà da lei incontrate “legate alla pandemia, al mio stato di salute, alle richieste logistiche”.
L’ex alunna della Holden ha scritto di non aver partecipato agli Opening doors, un evento in cui gli studenti presentano il proprio progetto davanti a insegnanti, editori e aziende, “non perché non avessi un progetto, né perché non avessi voglia o forza. Semplicemente, la scuola non ha voluto trovare una soluzione.”
E insomma, alla fine quello che è rimasto all’autrice della denuncia mediatica è una pergamena con “un autografo da ventimila euro”. Autografo di Alessandro Baricco, ovviamente.
“Spesi bene questi soldi?” - Il post e la newsletter hanno avuto una certa risonanza, ma non è soltanto questo quello che ha suscitato scalpore, ad aggiungere benzina a questo falò mediatico è arrivata anche la presunta risposta della scuola Holden. Lunedì 23 giugno, infatti, gli account social dell’istituto torinese hanno diffuso un video promozionale in cui si chiedeva alle famiglie degli studenti che avevano frequentato la scuola se avessero “speso bene questi soldi” con un esplicito riferimento alla cifra di “20k”.
Le polemiche hanno travolto la scuola, la quale ha rimosso i video e ha fatto sapere tramite la responsabile della comunicazione che non si trattava di una risposta alle accuse della studentessa. I video sarebbero stati girati prima dell’uscita della newsletter e, secondo le sue dichiarazioni, si trattava solo di contenuti autoironici, tipici del loro tono di voce.
Meglio una terapia? - Non amo citare proverbi e detti, perché spesso sono un insieme di banalità, presunte saggezze che tanto sagge non sono, semplificazioni che svuotano di senso concetti complessi, però in questo caso mi pare proprio il caso di dire che la scuola Holden abbia “predicato bene e razzolato male”.
Eh sì, perché da quella che viene, dal loro stesso sito, definita con modestia “nel suo genere, la scuola più famosa d’Italia”, mi sarei aspettato qualcosa di più in termini di storytelling, come ricorda anche Rivista Studio e la stessa Kants Exhibition .
Il video, sia che volesse essere una risposta alla studentessa, sia che fosse stato confezionato prima, non era altro che un’accozzaglia terribile di concetti gretti e risposte banali.
Qualche esempio? Una madre che dice: “I soldi meglio spesi, perché non l’ho mai vista così felice”. Oppure un genitore che dice, con formula tautologica “20k sono 20k” per poi aggiungere, languido, “Li valeva tutti”. E che dire del padre-più-simpa-del-mondo, che davanti al microfono tenuto dalla stessa figlia esclama “Spesi bene: tutto il sesso che hai fatto qui, in questa scuola, in questi due anni sono stati molto intensi e ti è valsa la pena, giustamente” (non ci sono dei refusi, ho riportato le testuali parole), frase a cui la figlia replica con un laconico, divertito ma imbarazzato “Grazieee”.
Non capisco la logica di quel video, l’unico messaggio che mi pare emerga è: se paghi ‘sti soldi per tuo/a figlio/a, passerà due anni felici. Ok, ma poi? Cosa emerge del valore aggiunto di aver frequentato una scuola del genere?
Se l’obiettivo è il benessere del/della pargolo/a basta una buona psicoterapia: con 50-60-70 euro a seduta (a seconda del buon cuore del/della terapeuta) passa la paura e aumenta la felicità. Non può essere solo la serenità dei ragazzi/e a orientare la scelta di un corso alla Holden, ma anche le nuove competenze, le nuove conoscenze, le nuove possibilità, i nuovi occhi per guardare il mondo.
Ma di tutto questo non emergeva nulla in quel video, girato, stando a quanto afferma la Holden, durante la festa dei diplomi, un’ottima occasione per evidenziare i pregi del percorso formativo dell’istituto.
Kant’s rant - Il racconto dell’ex studentessa ha fatto molto parlare di sé, cosa che credo fosse l’obiettivo o perlomeno uno degli obiettivi del suo sfogo. Dal testo emerge l’urgenza di rendere pubblica questa narrazione, ma anche la paura. Paura delle ritorsioni, dell’ostracismo del settore, che si potrebbe chiudere a riccio di fronte a questo tipo di critiche, paura di ritrovarsi tutti/e contro.
Le reazioni al suo post sono state varie: chi la loda per il coraggio, chi ne convalida e rafforza le parole (ex studenti e studentesse della Holden), chi guarda con sospetto a questa critica così tardiva.
Tutte considerazioni lecite, purché si tenga al centro delle riflessioni il rispetto per un’esperienza difficile, quale che siano le ragioni del malessere.
Io credo e spero che il suo j’accuse pubblico non possa che farle bene, soprattutto perché psicologicamente è un modo per chiudere quell’esperienza, di darle forma nel racconto e di mettere un punto.
Non so quanto corporativo possa essere il mondo editoriale e più in generale le attività imprenditoriali che hanno a che fare con la scrittura creativa, ma credo che anche il più rigido degli universi contenga al suo interno dei pianeti che ruotano in senso inverso alla maggior parte degli altri. Ma che metaforona, ti ho tirato fuori? In sostanza non credo che tutte le porte le saranno chiuse in faccia, riprendendo un’immagine da lei utilizzata.
Mi pare che Kants Exhibition, che bizzarro alias, sia stata, oltre che coraggiosa, abile a trasformare un pain in un gain (per un attimo mi è salito il “milanese imbruttito”). Ha preso un problema, un’esperienza negativa, l’ha masticata, rielaborata, metabolizzata, poi l’ha sputata facendola diventare una gemma brillante, un testo con cui si è proiettata nell’empireo per dire: questo è quello che voglio raccontare.
Ha avuto un buon successo mediatico, forse da questo successo arriverà qualcos’altro: un buon contatto, un progetto, un lavoro, dei nuovi amici?
Lo spero, il coraggio andrebbe sempre premiato.
1. Il matrimonio più mediatico degli ultimi 20 anni, forse ne hai sentito parlare, è stato quello di Jeff Bezos e Lauren Sanchez a Venezia. Il fondatore di Amazon ha praticamente bloccato mezza città, mettendola a disposizione dei suoi 200 invitati. Questo tipo di eventi è una risorsa economica o un problema per i centri abitati? Bella domanda, di sicuro non ho una risposta, mi hai preso per l’oracolo di Delfi? Intanto, se vuoi, puoi leggerti il resoconto del matrimonio del secolo (per ora)
2. Su Spotify spopola una band che forse non esiste. Il suo nome è “Velvet Sundown” e, per le sonorità, sembra uscita dritta dritta dagli anni ‘70 (un po’ Eagles, un po’ Lynyrd Skynyrd). Le uniche immagini della band sono quasi sicuramente prodotte dall’AI, mentre le canzoni potrebbero essere state generate con software come Suno o equivalenti. Ma perché? Pare che creare a tavolino gruppi e musica e infilarli in tante playlist riprodotte da milioni di utenti sia una mossa di Spotify per non pagare i diritti ai musicisti veri. La band è stata contattata e ha negato di essere il prodotto di una AI. Avrà risposto un essere umano o un bot?
Non hai letto l’ultimo numero della Leletter? Recuperalo subito! Ho parlato delle polemiche sui finti sold out originate dalla newsletter di Selvaggia Lucarelli
Mi chiamo Emanuele Salè, lavoro nella comunicazione da tanti anni (cit.), sono un imprenditore e un imperatore romano fuori tempo massimo.
In questa newsletter scrivo di comunicazione, marketing, pubblicità, ma anche di libri, dischi, serie, cinema e di tutto quello che mi colpisce. A volte scrivo anche cose sensate.
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