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Now playing: Panico! - Baustelle
Ciao giovane padawan,
potente scorre la Forza in te?
Come sta andando questo inizio di estate? Io ho un po’ di pensieri che mi turbinano in testa, alcuni belli, altri brutti. Insomma, il solito frullatore di riflessioni che ha un unico, bellissimo, effetto sicuro: l’ansia, amica di una vita! Aaah, come farei senza quella sensazione friccicarella che avverto alla bocca dello stomaco, che mi tiene sempre sul chi va là, che mi fa aprire gli occhi alle sei di mattina e che non mi fa più riaddormentare! Ho notato che tendenzialmente all’inizio dell’estate ho dei picchi di ansia, forse l’arrivo inevitabile di quella specie di crowdfunding ante litteram che comunemente chiamiamo “tasse”? O forse la necessità di chiudere tutti i progetti in essere perché, come ogni anno, l’arrivo di agosto sembra prefigurare un evento catastrofico e irreversibile, per cui tutto deve essere concluso prima che scocchi la mezzanotte del 31 luglio? O forse è la stanchezza accumulata, la mia scarsa sopportazione delle alte temperature, l’ineluttabile necessità di fare un trasloco dato che, non so se ci hai mai fatto caso, si fanno sempre d’estate?
Anche tu avverti questa sorta di “preholiday fatigue”? Se ti va fammelo sapere e dimmi cosa fai per allentare la tensione, gestire l’ansia e puntare con convinzione alle vacanze. E no, la psicoterapia non vale, sono già un grosso estimatore della disciplina.
Sai cosa mi fa allentare l’ansia? Sicuramente leggere, ma anche andare ai concerti. Io non vedo l’ora che arrivi l’estate per andare ad ascoltare un po’ di musica dal vivo. E proprio di concerti parliamo oggi, ma da un altro punto di vista.
Il (link) segreto di Pulcinella - Elodie, sia fatta lode agli dei per averla creata, non è riuscita a riempire lo stadio “Diego Armando Maradona” di Napoli, in occasione del suo ultimo concerto. Fin qui nulla di strano, l’anfiteatro sportivo partenopeo è enorme ed Elodie, per quanto goda di una indubbia popolarità, non ha il pubblico di Madonna o Lady Gaga.
Eppure è montata, inesorabile, la polemica, dopo che Selvaggia Lucarelli, meravigliosa penna per storie di trascurabile importanza, ha sentito il bisogno di destare la sonnecchiante opinione pubblica su uno dei problemi più grandi che l’umanità si trovi a fronteggiare in questo, altrimenti molto piacevole, momento storico. Si parla, lo avrai capito, dei finiti sold out nei concerti, come si dice in gergo, dato che “tutto esaurito” sembra forse un po’ provinciale. La pietra dello scandalo è stata la svendita di alcuni biglietti a 10€, a ridosso dell’evento, per provare a “fare sold-out”. La vendita sarebbe avvenuta tramite link riservati a sponsor o partner, che poi, in qualche modo, sarebbero stati diffusi online. Selvaggia Lucarelli, nella sua newsletter “Vale tutto”, sostiene che il “link segreto” fosse facilmente reperibile online, tanto che il compagno lo avrebbe utilizzato per comprare un biglietto del concerto di Elodie a 10 euro su ticketone, facendo pure lo screenshot.
Il problema, secondo Lucarelli, non riguarda tanto e solo i biglietti a 10€, quanto il modo in cui vengono organizzati i concerti, o meglio, i concerti negli stadi, che non tutti/e hanno i numeri per riempire, ma che vengono concessi con una certa disinvoltura.
La nostra cronista d’assalto ha spiegato come funziona la dinamica dei live: il/la cantante si prende il 70% e l’organizzazione del concerto il 30%, però l’artista, che ha ricevuto un anticipo sostanzioso, deve poi dare la sua parte al promoter, ovvero chi ha organizzato l’evento. E qui nascono i problemi, specie se i biglietti venduti sono stati pochi, perché il/la cantante non riesce a pagare il promoter. E quindi che si fa?
La versione di Zampaglione (e di Britti, ma non faceva rima) - E quindi ce lo spiega Federico Zampaglione, intervenuto qualche giorno dopo, con un post su Facebook (un po’ una boomerata, ma glielo perdoniamo, ha ancora dei crediti per aver scritto ”La descrizione di un attimo”). L’ex cantante dei Tiromancino ha postato un dialogo immaginario ma verosimile tra artista e promoter, una sorta di sceneggiatura in cui svela quelli che sarebbero i meccanismi nascosti di queste dinamiche. In pratica l’organizzatore ventila la possibilità di cancellare una data del tour negli stadi perché i biglietti non si vendono, poi, dopo aver spaventato l’artista, si offre di trovare il modo di risolvere, individuando soggetti a cui piazzare i biglietti a prezzo ridotto, ma di voler prendere l’85% degli introiti e accollare la maggior parte dei costi al/alla cantante (qui trovi il testo completo). Risultato: stadio pieno, ma disastro economico che ricade, per lo più, sulle spalle del/della malcapitato/a musicista.
Una volta che qualcuno inizia a parlare di un argomento scottante, tutti iniziano a dire la propria, un po’ come accade con i pentiti di mafia. Alex Britti, indimenticabile compositore de “La vasca”, inno alla pigrizia pulita o alla pulizia pigra, ha voluto condividere la sua esperienza: anni fa gli fu proposto un tour nei Palasport, ma lui rifiutò, temendo di dover poi tenere tanti concerti gratis per ripagare i debiti.
È un’imperfezione di Matrix - Insomma gli elementi che emergono chiaramente da questa piccola onda mediatica, una increspatura diciamo, è che un concerto in uno stadio o in un luogo con una grande capienza è un passaggio molto importante per un artista, perché gli/le attribuisce un successo tangibile, misurabile. Tuttavia gli stadi sono grandi (premio GAC per me, lo so) e non semplicissimi da riempire, quindi i/le musicisti/e possono rischiare di dover annullare l’evento, ma a quel punto intervengono gli organizzatori del concerto, vendendo biglietti scontati, che addebitano tutto agli/alle sprovveduti/e artisti.
Non hai anche tu questa strana sensazione di deja-vu (quanto mi piace quando piazzo una rima spontanea)? Hai notato che ogni anno ci ritroviamo a parlare della stessa cosa? Dei prezzi dei biglietti dei concerti, in primis, che lievitano anche in virtù di questa dinamica economico-finanziaria molto poco sana, e poi di questo rapporto tra “artisti/e inconsapevoli e un po’ rinc**lioniti/e” e “spietati/e promoter avidi di denaro” per finire, ovviamente, con i sold out costruiti a tavolino.
Cercando online ho trovato questo interessante articolo di Rivista Studio che evidenzia come queste dinamiche siano portate all’attenzione mediatica praticamente ogni estate, in corrispondenza dell’inizio dei grandi concerti. Tutti gli anni qualcuno fa scattare la polemica, da Manuel Agnelli a Mario Luzzatto Fegiz passando per Marco Molendini, tutti/e si indignano, se ne parla per qualche settimana, poi nulla, fino all’anno successivo.
Considerazioni sparse - Conviene ancora fare il/la cantante? Mi sono fatto questa domanda un po’ provocatoria e un po’ scema. Cioè, come fanno a campare i/le musicisti/e? Da anni ormai si dice che gli artisti non ricavano quasi nulla più dalla vendita della propria musica, dato che, con l’avvento del digitale, gli acquisti di vinili e cd sono crollati, mentre dallo streaming legale arriva poco o niente. Si dice che i big money si guadagnino dai concerti, ma polemiche come quella che abbiamo appena analizzato smentiscono questa convinzione. E allora? Forse fare la pop star non conviene più, meglio ripiegare su carriere da promoter, ben remunerate e con quel fascino da villain che non fa mai male!
Ma perché ogni anno riparliamo dei finti sold out e del marcio che c’è nella musica, oltre che in Danimarca?
In primis perché alle persone piace sapere che chi ha soldi e fama in realtà non è poi così ricco/a e famoso/a e, anzi, proprio come un/una comune mortale mente, imbroglia, camuffa e tutto per non rivelare che, in fondo in fondo, non è così figo/a come voleva apparire. E poi quant’è soddisfacente sapere che chi è più fortunato/a o bravo/a di noi. Colui o colei che ammiriamo e allo stesso tempo invidiamo, ha qualcuno che gli/le rende la vita difficile, che lo/la sfrutta e che lo/la vessa?
E poi hai presente quando qualcuno ti sussurra “ora ti dico un segreto” e tu pendi dalle sue labbra? Ecco, psicologicamente e mediaticamente si verifica lo stesso meccanismo quando si solleva questo tema, perché testate e giornalisti/e cercano di far passare il messaggio che ci sia “qualcosa che non ti vogliono raccontare” sul lato oscuro del mondo della musica, anche se è una questione arcinota, come abbiamo visto.
I toni che vengono utilizzati, infine, sono sempre molto accesi e questo accade per una ragione specifica. Spesso il problema dei finti sold out viene sollevato, o perlomeno amplificato, da chi ha fondato il proprio successo sulla polemica e sull’approccio scandalistico, che quindi ha tutto l’interesse e anche un po’ l’abitudine a non esprimersi in modo compassato e riflessivo, cercando con forza il clamore mediatico.
Insomma, “Vale tutto” pur di avere i riflettori su di sé, no?
Non hai letto l’ultimo numero della Leletter? Recuperalo subito! Ho parlato di come viene raccontata la rivoluzione tecnologica dell’AI.
Mi chiamo Emanuele Salè, lavoro nella comunicazione da tanti anni (cit.), sono un imprenditore e un imperatore romano fuori tempo massimo.
In questa newsletter scrivo di comunicazione, marketing, pubblicità, ma anche di libri, dischi, serie, cinema e di tutto quello che mi colpisce. A volte scrivo anche cose sensate.
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