Now playing: It’s amazing to be young - Fontaines D.C.
Ciao giovane padawan,
potente scorre la Forza in te?
L’altro giorno in un gruppo Telegram hanno condiviso un meme, totalmente calzante con il periodo storico che viviamo. Era divertente e mi ha fatto ridere, anche se forse era un riso nervoso, non so.
Cosa si fa mentre il mondo brucia? Come si cerca di trovare bellezza in un’epoca così piena di insidie? Ognuno ha la sua risposta, la mia è piuttosto semplice: stare con le persone a cui tengo e cercare di fare qualcosa che mi faccia stare bene. E la tua ricetta per farcela, nonostante tutto e tutti, qual è?
Sai cos’è un gruppo di lettura? Una volta si chiamavano aristocraticamente “club del libro”, ora, più pragmaticamente, con un approccio terminologico quasi psicoterapico, sono diventati, appunto, “gruppi di lettura” o, più in sintesi, gdl. Sono costituiti da persone, guarda un po’, appassionate di lettura, che decidono insieme cosa leggere, dopo una democratica votazione, nei casi in cui il gdl non è guidato da autocrati bibliofili, sulla base di argomenti selezionati con regole diverse a seconda del gruppo.
Ognuno legge il libro per conto proprio, altrimenti sembrerebbe di assistere a una messa cantata, poi ci si riunisce e se ne parla tutti assieme. Il bello di un gdl è che ti capita di leggere libri che non avresti letto altrimenti e di parlare di letteratura con lettori famelici, proprio come te. Ti capita anche, e succede spesso, che qualcuno ti faccia riflettere su aspetti del libro appena letto a cui non avevi proprio pensato, così inizi ad attivare i tuoi stanchi neuroni in un modo diverso dal solito.
Ho partecipato per diverso tempo a un gdl molto famoso dell’area est di Roma, poi me ne sono distaccato e per lungo tempo non ho più avuto esperienze analoghe. Insieme alla mia amica e partner in crime Rosaria ho provato a metterne su uno, senza nessuna pretesa di grandeur, solo per riunire persone accomunate dalla voglia di leggere e di condividere con gli altri e le altre il proprio entusiasmo da lettori.
Per ora partecipa un piccolo e compatto gruppo di appassionati e appassionate, che ringrazio tanto, dalla prima all’ultimo. Il gdl si chiama “Salato” dalla crasi dei nostri nomi, i/le partecipanti sono i/le “salatini/e”, noi, in un delirio autocratico di chiara ispirazione ottomana, siamo il Gran Salato e la Gran Salata.
Ti piacerebbe essere dei nostri? Fammelo sapere e ci metterò una buona parola!
Una scorpacciata di ultraviolenza, ma non è Arancia meccanica, è Meta
Manco una birra in pace
Oooh, finalmente hai concluso la tua giornata lavorativa, sei stanco/a, torni a casa tua o ti alzi dalla scrivania nello sgabuzzino, che funge da ufficio quando lavori da remoto, e ti butti sul divano. Anzi, prima prendi una bella birra fresca, poi ti lanci sull’amato sofà, estrai il cellulare dalla tasca, lo afferri come fosse un’arma misteriosa e pericolosissima e apri Instagram, per abbandonarti a un po’ di deep scrolling, in un momento di sano brain rot.
Vabbè, oh, ma chissenefooott, mica si può campare solo di nouvelle vague e musica da camera, ogni tanto dei momenti stai-senza-pensieri ci stanno proprio bene!
Finito di giustificarti con te stesso/a, apri la sezione dei reel e, con tuo stupore, vedi un uomo ferito e insanguinato. Disturbato/a, scrolli, sperando di trovare il Mori che insulta qualche foodpornaro, e invece ti trovi a guardare un elefante che schiaccia una persona a terra. Preoccupato/a, muovi veloce il pollice verso l’alto, con il desiderio di uscire da quel circolo vizioso di immagini disturbanti. E invece osservi con sgomento una persona malmenare un cane.
A questo punto, piuttosto scioccato/a, lanci via lo smartphone, bevi un sorso di birra per riprenderti dall’orrenda carrellata di brutture che sei stato costretto/a a subire, ti va di traverso e tossendo ti chiedi: ma che cacchio sta succedendo?
Questa non è solo una situazione ipotetica, è quanto successo a molti utenti in giro per il globo, la scorsa settimana, scorrendo i reel su Instagram, per circa 24 ore. Cosa è successo e come ci siamo trovati di fronte a questa “scorpacciata di ultraviolenza” per dirla alla Alex maniera?
Fixing an error
“We have fixed an error that caused some users to see content on their Instagram Reels feed that should not have been recommended. We apologise for the mistake” ha commentato un/una non meglio identificato/a portavoce di Meta. In sostanza l’azienda di Zuckerberg ha minimizzato, è un po’ come se avesse detto: “Vabbè, c’è stato un problemino, ma lo abbiamo risolto, baci e abbracci, sempre mejo de quando volano li stracci”.
Ma è stata davvero solo un difficoltà momentanea ormai risolta? Sicuramente per ora la questione sembra essere stata superata, però è strano che questa marea di contenuti violenti (il Guardian titolava proprio “flood of gore, violence and dead bodies”), definiti eufemisticamente “NSFW”, ovvero “not safe for work”, cioè “che non è il caso di guardare in ufficio”, abbia raggiunto nello stesso lasso di tempo gli smartphone di mezzo mondo, no?
Meta modera i contenuti anche attraverso sistemi di intelligenza artificiale, applicando dei filtri ad alcune tipologie di contenuto, grazie ai quali vengono rimossi, nei casi più gravi, oppure vengono sottoposti agli utenti con un avviso preventivo.
Smarmella ma non troppo
C’è però un particolare che appare inquietante. Un paio di mesi fa Meta aveva annunciato di voler eliminare il sistema di fact-checking in favore delle più blande Community notes, ma soprattutto di voler rivedere le politiche relative alla moderazione dei contenuti, per “ripristinare la libertà di espressione” perduta.
Si tratta, con buona probabilità, di un tentativo di avvicinarsi alle posizioni di Trump, per non subire ritorsioni a causa delle vecchie tensioni tra Zuckerberg e il rieletto Presidente. È un gesto di buona volontà per i quattro anni di convivenza, forzata o meno, che verranno, anzi, che sono già iniziati.
Cosa c’entra questo con la valanga di violenza, sangue e altre spiacevolezze? Secondo Meta nulla, secondo altri è un effetto collaterale imprevisto di una moderazione molto più elastica, che permette la libera diffusione di contenuti un tempo ritenuti offensivi o disturbanti, specie se rientrano in alcune categorie tematiche.
Senz’altro quanto successo giovedì scorso è stato un errore, ma forse non così casuale. Se stai lì a regolare i filtri, tipo idraulico, e tenti di aumentare il flusso senza aprire tutto, senza smarmellare troppo, come invece avrebbe voluto il maestro Duccio di Boris, magari capita di fare un errore e di vedere quest’acqua schizzare con violenza sulle pareti della cucina.
Io non credo
Come dicevo, è verosimile (e auspicabile) che le scene di violenza mostrate lo scorso giovedì da Instagram siano un’eccezione vistosa, un irripetibile sbaglio che ci ha mostrato immagini di violenza brutale a cui mai più saremo sottoposti.
Ma siamo proprio sicuri che l’approccio maggiormente permissivo di Meta rispetto ai contenuti ammissibili crei meno danni? Poter dare impunemente un taglio offensivo, magari in senso razzista o sessista, ai contenuti, senza che questo comporti alcun tipo di conseguenza, farà meno male alle persone dei video brutali alla cui visione sono state soggette la scorsa settimana?
Poter inventare panzane di ogni genere senza che ci siano dei fact-checker certificati che possano dire “oh, questa cosa che dici è una caz**ta, ne ho le prove”, ci renderà meno esposti/e alla violenza del mondo?
Io non credo.
Non hai letto l’ultimo numero della Leletter? Recuperalo subito! Ho parlato del rapporto tra covid e media.
Mi chiamo Emanuele Salè, lavoro nella comunicazione da tanti anni (cit. Stefano Nazzi), sono un imprenditore e un imperatore romano fuori tempo massimo, in questa newsletter scrivo di comunicazione, marketing, pubblicità, ma anche di libri, dischi, serie, cinema e di tutto quello che mi colpisce. Vuoi conoscermi meglio o leggere altri consigli e recensioni? Collegati con me su Linkedin o seguimi su Instagram.
Vuoi aiutarmi? Clicca sul cuore qua sotto ♥️, su, a te non costa nulla e per me è importante perché mi aiuta a far conoscere la Leletter! Cosa ti ho fatto di male? Perché non la inoltri subito a qualcuno a cui può interessare? Su, mostra un po’ di amore per la Leletter e dammi un po’ di zucchero, baby!
Ad maiora