Due chili di felicità
Teste rotanti escono dai cessi mentre l’UE sbircia le tue chat - Leletter N.115
Now playing: Il parco dell’amore - Tony Tammaro
Ciao giovane padawan,
come stai? Com’è andata la tua settimana?
Io nel weekend sono stato a Napoli, città che amo incondizionatamente e da cui, colpevolmente, mancavo da almeno 8 anni. Ho sempre avuto un rapporto fantastico con questa città, ma il salto di livello c’è stato grazie alla relazione con una ragazza partenopea per un annetto, una quindicina di anni fa. In quel periodo ho avuto modo di conoscere l’antica capitale borbonica molto bene, col privilegio di viverla come uno del posto. Quando torni in una città in cui non solo sei stato in vacanza, ma che hai frequentato in maniera assidua, la sensazione di essere approdato in un posto familiare è molto forte. Noti le differenze con il passato, cerchi di tornare nei luoghi che ricordi con piacere, ami fare da Cicerone e vedere nell’altrui sguardo quello stupore che fu il tuo. Questo mi è successo in questo fine settimana, ma ho anche rischiato una crisi iperglicemica per i troppi carboidrati assunti. Vuoi non mangiare una pizza da Di Matteo? Vuoi non provare la genovese con gli ziti spezzati a mano? Vuoi forse non assaggiare quella sfogliatella frolla ancora un po’ calda?
E vabbè, sono rientrato a Roma con un paio di chili in più, ma è il peso della felicità. Napoli ha questo pregio immenso: torni sempre con il sorriso sulle labbra per tutto quello che hai visto ma anche per le persone incontrate, per il clima generale che si respira, caotico e gioioso. Non voglio ricadere negli stereotipi, ma è un luogo con una vitalità unica, così pieno di storie che è impossibile non entrare in contatto con alcune di esse, anche solo per sbaglio. Passeggiando, ad esempio, ho potuto apprezzare la caparbietà di un venditore di strada, che proponeva ai turisti accendini con vedute di Napoli stampate sopra, ma si è rivolto alla donna sbagliata. “No no, non mi interessa grazie” gli ha risposto lei con un evidente accento partenopeo, guardandolo con traballante pazienza. “Signo’, io song Pasquale, piacere! Ma perché nun v’accattate nu bell’accendino” ha proseguito il nostro, senza arretrare di un millimetro. “Pasca’, piacere, ma io song’ e Forcella, comme te l’aggia ricere che nun ‘o voglio l’accendino co’ Piazza Plebiscito ngopp?”. Come sarà finita questa storia? Sarà riuscito il buon Pasquale a sopravanzare le legittime obiezioni dell’anonima donna? Non lo sapremo mai, ma quanto mi è piaciuto captare questo minuscolo e insignificante frammento di “Vite che non sono la mia”, per citare Carrère.
Iniziamo con le notizie, jamm bell’ ja!
1. Nvidioso/a? Occhio alle montagne russe
Nvidia, azienda dal nome quantomeno curioso (che ha origine nella parola latina “invidia”, che ha lo stesso significato che in italiano), nel corso della scorsa settimana ha fatto capire al mondo cosa vuol dire salire sull’ottovolante della finanza. È diventata l’azienda con il maggior valore del mondo, superando anche Microsoft, dopo aver scavalcato Apple, al secondo posto, poche settimane prima. Nel giro di un paio di giorni, però, ha dovuto cedere il primato, a fronte di numerose operazioni di vendita delle sue azioni, proprio a causa dell’alta quotazione raggiunta. Mi sono chiesto come facesse un’azienda famosa per produrre GPU, ovvero schede grafiche, a giocarsela con 2 colossi della tecnologia come Microsoft e Apple. La risposta è, guarda un po’, ancora una volta nello sviluppo dell’AI. Negli anni ‘10, le grandi aziende che iniziavano a occuparsi di intelligenza artificiale notarono che i processori di Nvidia erano in grado di garantire ottime prestazioni nell’addestramento dell’AI. A quel punto il CEO Huang ha identificato un’opportunità di mercato e ha iniziato a produrre dei chip ad hoc, ma anche i programmi per utilizzarli e dei “supercomputer” da vendere a carissimo prezzo (a partire da 250.000$) alle aziende interessate al training dell’AI. Nvidia ha la solidità per competere nel lungo periodo con le big tech company? Ai posteri l’ardua sentenza!
2. L’UE si vuole tantissimo fare i c**zi tuoi
L’UE vuole sondare la possibilità di proseguire con la legislazione denominata “Chat control” volta a prevenire abusi sui minori tramite chat, attività definita dall’acronimo CSAM. Giovedì doveva tenersi una votazione al Consiglio Europeo sul tema, ma è stata rimandata, anche se a breve dovrà essere presa una decisione. Il dibattito non verte attorno allo scopo, ma al mezzo prescelto, la cosiddetta “upload moderation”, il controllo preventivo sui contenuti inviati in chat, che siano testi, immagini o video. Sì, hai capito bene, uno scenario orwelliano in cui le app di messaggistica sarebbero costrette a effettuare controlli su ogni singolo messaggio inviato, senza peraltro eludere il sistema di crittografia, perché la verifica avverrebbe prima della cifratura. Ci sono state e ci sono numerose proteste e critiche alla proposta di legge da parte di enti per la tutela della privacy, associazioni dei consumatori e da Meredith Whittaker, la CEO di Signal, una delle applicazioni di messaggistica che dovrebbero essere coinvolte dal provvedimento. I governi europei sono divisi tra la volontà di contrastare gli abusi nei confronti dei minori e l’approvazione di una norma indegna di un gruppo di Stati liberali, che sembra piuttosto partorita da un regime autocratico come quello cinese o quello russo.
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L’AI si candida al parlamento britannico
Questa notizia è stata riportata da autorevoli testate, a partire da Wired UK, anche se non è che mi sia chiarissimo come sia possibile. Un politico inglese indipendente, Steve Endacott, ha candidato il suo avatar animato da una AI, chiamato, con fantasia, “AI Steve”, alle elezioni politiche britanniche, quelle che eleggeranno i nuovi parlamentari. Se dovesse essere eletto, Endacott lo rappresenterà fisicamente alla Camera dei Comuni, e le decisioni verranno prese dagli elettori che possono già chattare con AI Steve sul suo sito e votare sulle questioni più importanti. Insomma, una piattaforma Rousseau in versione evoluta! Anche se questa fosse una fake news o i giornali ne stessero ingigantendo la portata, resta il fatto che, presto o tardi, potrebbero esserci altri casi di questo tipo. Ci sarà sempre bisogno di politici in carne e ossa, quando potrebbero essere comodamente sostituiti da avatar animati da AI a loro volta guidati nelle decisioni da democratiche votazioni online? Saranno incorruttibili, dediti al benessere della popolazione, attivi 24 ore su 24, ma saranno anche affidabili? Ti piacerebbe vivere in un mondo amministrato dalle AI, che si orientano al voto sulla base di sondaggi online?
Teste che escono dai cessi
Me ne ha parlato una persona una settimana fa, poi ho letto quest’articolo del Post sullo stesso tema e ho capito che non dovevo più esimermi dal parlare del primo trend dedicato alla giovanissima Gen Alpha (quella composta dalle persone nate dopo il 2010), che assurge agli onori della cronaca col botto. Sto parlando di “skibidi toilet”, una serie di animazioni pubblicata dal canale Youtube DaFuq!?Boom, in cui ci sono delle teste che fuoriescono da cessi o da orinatoi, si muovono, ruotano, cantano una canzoncina, per poi lanciarsi contro chi li riprende. Hanno pure degli antagonisti, degli uomini che al posto della testa hanno una videocamera.
Purtroppo non sono io il target di questa serie e non mi sento di giudicarla. Per non fare la figura del boomer livoroso, mi limito ad annotarne l’enorme successo (65 milioni di visualizzazioni totali all’ultima rilevazione, effettuata più di sei mesi fa). Inoltre, per la prima volta, un contenuto pubblicato su Youtube da un creator indipendente, nello specifico da Alexey Gerasimov, ha avuto una diffusione tale da fare quasi concorrenza alle piattaforme professionali di intrattenimento per giovanissimi. E se fosse l’inizio di una nuova era molto più combattuta per accaparrarsi questa fetta di pubblico molto… particolare?
Chi dice e chi tace - Chiara Valerio | Sellerio
Di questo libro presente nella sestina finale di titoli in concorso al Premio Strega ho immensamente amato l’ambientazione spazio-temporale. Si svolge a Scauri, sul litorale del bassissimo Lazio, quasi in Campania, negli anni ‘90. Mi ha ricordato il periodo della mia tarda infanzia, quella che ora viene definita la preadolescenza, quando i miei ci portavano al mare sui lidi laziali, prendendo in affitto una porzione di una villetta bifamiliare, in un’epoca precedente all’avvento di Internet e dei cellulari. Notazione autobiografica a parte, ho apprezzato lo stile dell’autrice, fatto di frasi perentorie e immediate, di periodi brevi e diretti. I personaggi sono interessanti, specie Vittoria, protagonista suo malgrado, nel senso che il libro inizia con la notizia della sua morte, per un misterioso annegamento nella vasca. La narratrice, Lea, un’avvocata, pagina dopo pagina intraprende una sorta di indagine sull’identità di Vittoria, interrogandosi sul suo passato, sulla sua relazione sentimentale e sul proprio rapporto con lei. Però, c’è un però, questo libro mi ha dato la sensazione di non arrivare da nessuna parte, è come se fosse una bellissima automobile con una linea invidiabile, degli interni pazzeschi, un motore potente, che però non si accende. Ecco, questo libro è bello ma è come se non si accendesse mai del tutto.
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Ad maiora,
Emanuele